Condividiamo queste considerazioni del biologo Rossano Morici, esperto di climatologia. - - - Considerato il perdurare del caldo anche in questo mese di ottobre, con temperature superiori alla media stagionale, e con la persistenza di insetti molesti, ritengo quanto mai opportuno riferire il rapporto tra la salute umana e i mutamenti del clima. Nei giorni 3-5 dicembre 2019, prima della pandemia da Covid-19, l’Istituto Superiore di Sanità, tenne a Roma un Simposio Internazionale dal titolo quanto mai poco confortante: «Se il clima cambia, la salute peggiora» che fa il punto sui rischi che comportano i cambiamenti climatici sulla salute umana. La prestigiosa rivista Lancet ha affermato che il cambiamento ambientale colpisce i sistemi fisici e gli ecosistemi e che influenzerà la salute umana in molti modi. Gli scenari futuri prevedono un aumento della popolazione mondiale a 8 miliardi di persone entro il 2030, che potrebbe comportare gravi carenze di cibo, acqua ed energia e, di conseguenza, ci potrebbero essere forti ripercussioni sulla salute e sulla disponibilità di risorse. Un punto importante e interessante discusso nel simposio è quello di considerare l’Italia un «Laboratorio» per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici. Nei paesi mediterranei, Italia inclusa, i mutamenti del clima stanno causando un aumento degli eventi meteorologici estremi quali piogge di elevata intensità, con possibili allagamenti di zone costiere, ondate di calore con elevate temperature medie e massime, periodi più o meno lunghi di siccità, che nel periodo estivo possono favorire l’insorgenza di incendi del patrimonio boschivo e l’incremento di nuove specie dei vettori di malattie. In Italia entro il 2100, secondo le stime più recenti, aumenterebbero i giorni con ondate di calore, passando dai 75 giorni sino fino a 250 all’anno, secondo i due scenari estremi di più basse e più alte emissioni di gas serra. La penisola italiana può essere considerata quindi come «un vero e proprio laboratorio di ricerca» per valutare l’impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla salute della popolazione, per una serie di motivi quali: la posizione geografica, le caratteristiche orografiche e idrografiche, l’estrema variabilità meteorologica delle varie regioni, il diffuso stato di inquinamento, la vulnerabilità idro-geologica e sismica. Pertanto al fine di tutelare la salute della popolazione italiana, si rendono assolutamente necessarie azioni specifiche di prevenzione, politiche e strategie nazionali di mitigazione e di adattamento ai mutamenti climatici in atto. Il surriscaldamento locale e globale, causato dalle elevate concentrazioni dei gas serra in atmosfera, favorisce la diffusione delle malattie e di molti insetti vettori. In Europa, per esempio, si prevede l’aumento della diffusione della zanzara tigre e con essa le patologie che la puntura di questo insetto comporta. Studi recenti sugli effetti a medio termine hanno evidenziato un aumento dell’incidenza di malattie infettive nella popolazione correlato con il verificarsi di eventi estremi. Altro punto discusso riguarda: «La salute dei bambini è più a rischio di quella degli adulti». I bambini piccoli sono più vulnerabili rispetto ai cambiamenti del clima perché alcuni organi e apparati, come per esempio l’apparato respiratorio o il sistema di termoregolazione sono ancora in via di sviluppo e perché, in generale, è ancora in corso lo sviluppo fisico, mentale e cognitivo. Secondo l’OMS, nel mondo circa il 50% dei decessi in età pediatrica è causato da diarrea, malaria e infezioni delle basse vie respiratorie, tutti fattori di rischio associati ai cambiamenti del clima. In Italia uno studio che ha valutato gli effetti del caldo sui ricoveri ospedalieri in bambini residenti in 12 aree differenti ha evidenziato un significativo incremento del 12% nei ricoveri pediatrici per cause respiratorie, associate ad una variazione della temperatura giornaliera (pari in media a un incremento di circa 4ºC). Un altro importante argomento è «l’aumento delle malattie trasmesse dall’animale all’uomo». Le zoonosi ovvero le malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo, causate da batteri, virus, parassiti o prioni, sono una categoria di patologie fortemente influenzate dai cambiamenti climatici. Sebbene le conoscenze attuali non consentano di predire nella sua complessità l’impatto dei mutamenti climatici sulle zoonosi, per alcune di queste malattie le evidenze disponibili sono numerose e solide. È il caso delle zoonosi trasmesse da vettori invertebrati (zanzare, zecche, pulci e altri artropodi ematofagi). Il clima influenza il comportamento, il tasso di sopravvivenza e riproduzione dei vettori, influenzando a sua volta l’idoneità, la distribuzione e l’abbondanza degli habitat. Numerosi studi hanno dimostrato che i pattern di trasmissione di malattie quali le encefaliti da zecche, la febbre della Rift Valley, la malattia di Lyme, la malattia West Nile, sono fortemente influenzati dalle condizioni climatiche. Oltre alle zoonosi trasmesse da invertebrati, anche zoonosi a trasmissione diretta, quali le infezioni da hantavirus, veicolate all’uomo dal contatto con roditori selvatici, possono essere influenzate dai cambiamenti climatici. L’ultimo punto affrontato: «A rischio la sicurezza dell’acqua potabile e l’approvvigionamento idrico». Il mutamento del clima a livello globale, che incide in modo notevole sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpisce direttamente la salute umana. L’OMS indica la minaccia alla sicurezza degli approvvigionamenti idrici già oggi estesa a più di tre quarti della popolazione mondiale, e gli scenari sul clima dei prossimi decenni (proiezioni IPCC ad aumenti di temperatura di 1,5ºC o 2ºC) esacerbano il rischio. L’aumento delle temperature, le piogge che si manifestano con maggior frequenza e intensità, lo scioglimento dei ghiacci polari, in particolare quelli dell’Antartide, lo scioglimento dei ghiacciai delle catene montuose, le alterazioni della portata e del flusso dei corsi d’acqua, nonché dell’alimentazione dei corpi idrici sotterranei sono fonte di notevole preoccupazione per tutta la popolazione mondiale. In particolare, lo scioglimento dei ghiacciai alpini comporta criticità per la ricarica delle falde e l’inquinamento dei bacini. Rossano Morici Note bibliografiche Se il clima cambia, la salute peggiora, Simposio Health and climate change, Istituto Superiore di Sanità, Roma 3-5 dicembre 2019. Cristina Da Rold, Cambiamenti climatici e salute globale: cosa dicono i dati e la letteratura scientifica, consultabile al link: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/10/01/cambiamenti-climatici-salute-globale-cosa-dicono-dati/ Who UNFCCC Health and Climate Change Country Profile Project: Monitoring health impacts of climate change and progress in building climate resilient health systems. Consultabile al seguente link: https://www.who.int/teams/environment-climate-change-and-health/climate-change-and-health/country-support/building-climate-resilient-health-systems Shock Waves, Managing the Impacts of Climate Change on Poverty. Consultabile al sottostante link: https://openknowledge.worldbank.org/bitstream/handle/10986/22787/9781464806735.pdf
0 Comments
Sabato 8 ottobre 2022 dalle 10 alle 12 l’IIS “Da Vinci” di Civitanova Marche, nell’ambito delle attività sostenute dal Ministero dell'Istruzione per la transizione ecologica nelle scuole e per un nuovo modello sociale inclusivo e sostenibile, organizza l’iniziativa divulgativa “Insieme per Cluana Urban Nature”, aperta sia alla comunità scolastica sia al pubblico generico. Si tratta di un evento, organizzato in collaborazione con l'associazione WWF O.A. Ancona-Macerata per la sesta edizione nazionale di "Urban Nature", che ha l’obiettivo principale di evidenziare il “valore” della natura in città e di rinnovare il modo di pensare e di pianificare gli spazi urbani, dando maggiore importanza alla biodiversità e alla mobilità sostenibile: basti pensare che, dai dati ad oggi disponibili, oltre il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e nei prossimi 30 anni si arriverà a toccare il 70%. Nelle città italiane, Civitanova Marche compresa, il verde attrezzato per attività sportive, ricreative e naturalistiche rappresenta una percentuale molto bassa (in media tra il 10 e il 15% del cosiddetto “verde urbano”), un gap che va colmato attraverso una maggiore consapevolezza sull’importanza della natura urbana e sulla necessità di realizzare interventi di riqualificazione ambientale delle nostre città, azioni fondamentali, assieme ad altre, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e adattarci ad eventi meteorologici estremi che ci stanno colpendo con una frequenza sempre maggiore. Per l'occasione la nostra scuola ospiterà esperti che tratteranno brevemente di strade scolastiche e mobilità dolce (arch. Fabio Vallarola - FIAB) e di qualità della vita e verde urbano (dr. Marco Cervellini - Unicam). Nel corso della mattinata saranno presentati, in anteprima, dei lavori a tema naturalistico/artistico realizzati dagli studenti del “Da Vinci”, sotto l'attento sguardo dei docenti Ricci e Catalini, per la tabellazione di un piccolo percorso alla scoperta della biodiversità del giardino della scuola. L'evento terminerà, poi, proprio nel giardino-cortile del "Da Vinci", dove verranno messe a dimora una decina di piantine autoctone, proseguendo così con le attività progettuali di "Cluana Urban Nature". Un piccolo rinfresco finale saluterà i partecipanti, rinnovando l'invito ad essere sempre attivi e propositivi per la tutela dell'ambiente che ci circonda. Per partecipare all'iniziativa di sabato 8 ottobre è necessario iscriversi compilando lo specifico modulo di adesione . Qui potete trovare la locandina dell'iniziativa con il programma completo. Studiare il DNA "antico" per risalire alle origini della nostra specie e... ancora più indietro, per capire le parentele con gli altri ominidi, comprendere i processi evolutivi e acquisire nuove conoscenze utili per svelare i misteri della genetica. Anzi, della "paleogenetica"! L'ambito premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia, edizione 2022, è stato assegnato al biologo genetista svedese Svante Paabo, 67 anni, proprio per avere aperto un nuovo campo di ricerca: la paleogenomica. Nato il 20 aprile 1955 a Stoccolma, Paabo può essere considerato una sorta di "archeologo" del DNA. Nel 1999 ha fondato l'Istituto Max Planck per l'Antropologia evoluzionistica a Lipsia, dove lavora attualmente; fa parte di accademie prestigiose, come la Royal Society, l'Accademia Nazionale della Scienze degli Stati Uniti, l'Accademie delle Scienze francese. quella Leopoldina e la nostra Accademia Nazionale dei Lincei. Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi i riconoscimenti internazionali, fra i quali la medaglia Max Delbrück, la medaglia Theodor Bücher (Febs), il premio Louis-Jeantet (Ginevra), e il Japan Prize (Tokyo). |