Sabato 15 aprile a partire dalle ore 9:30 l'associazione "Marche a rifiuti zero" e l'Amministrazione comunale di Civitanova Marche organizzano presso l'auditorium del "da Vinci", nell'ambito delle iniziative per un percorso di transizione ecologica, un convegno sulla "Strategia regionale per la sostenibilità ambientale".
Tra i vari interventi (vi rimandiamo alla locandina che trovate qui sotto per i dettagli) è previsto anche quello di tre gruppi di alunni ed alunne del nostro liceo: saranno riassunti i principali progetti sul tema della "sostenibilità" tutt'ora attivi e seguiti dal Dipartimento di Scienze naturali, come "Cluana Urban Nature" e l'interessante ricerca sui rifiuti e sulle microplastiche raccolte sul litorale civitanovese. Vi aspettiamo sabato!
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Sabato 1 aprile abbiamo partecipato al convegno inaugurale di "Civitanova verso la transizione ecologica", una serie di incontri che si protrarranno fino a giugno organizzati dall'associazione "Marche a rifiuti zero" e dall'Amministrazione comunale.
La nostra relazione, curata dal prof. David Fiacchini e da un alunno della classe 3M (Matteo Marmolino), è stata incentrata - dopo una premessa sulle azioni urgenti in tema di transizione ecologica - sul progetto del "Parco scientifico-culturale" che vorremmo realizzare nell'area incolta di via Mandela, di fronte alla nostra scuola. Qui trovate il pdf della presentazione! Il prossimo appuntamento che ci vedrà protagonisti in questa serie di conferenze è in programma sabato 15 aprile (ore 9:30 - IIS Da Vinci Civitanova Marche): tre gruppi di ragazzi esporranno brevemente i progetti di natura ambientale che stiamo portando avanti in questo anno scolastico: vi aspettiamo! Tenetevi pronti: martedì 21 marzo 2023, nella giornata mondiale dedicata alle foreste, anche l'IIS "Da Vinci" vuol fare la sua piccola parte!
Sarete dei nostri? Vi aspettiamo: ci sono ben 46 piante da mettere a dimora nel giardino della scuola, proseguendo con le attività del progetto Cluana Urban Nature avviato nel 2018 e tutt'ora in corso anche grazie al finanziamento ottenuto vincendo lo scorso anno scolastico il bando del Ministero dell'Istruzione per il "Supporto al percorso di transizione ecologica delle istituzioni scolastiche" (piano nazionale "RiGenerazione Scuola"). Qui trovate la locandina dell'iniziativa, con il programma della mattinata e tutte le informazioni utili: per l'occasione avremo come ospiti d'eccezione due botanici del corso di laurea "Ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali" dell'Università degli Studi di Camerino. Per partecipare alle attività è sufficiente iscriversi qui. Con questa breve nota vi presentiamo il sesto report meteorologico annuale redatto grazie ai dati della stazione meteorologica Davis Vantage VUE (qui i dati trasmessi in diretta), installata sul tetto del “Da Vinci” nel gennaio 2017 nell’ambito del progetto “SMOA” e aggiornata proprio lo scorso anno con un nuovo gruppo-sensori. Come noto, sia su scala nazionale che regionale si è trattato di un anno terribile dal punto di vista meteo-climatico, con precipitazioni meteoriche decisamente scarse e valori di temperatura ben al di sopra delle medie storiche: com'è andata in quel di Civitanova? Non resta che leggere il report! (per le relazioni relative agli anni precedenti, vi rimandiamo alla specifica sezione del blog che tratta di climatologia e meteorologia) Si è conclusa in questi giorni la 27^ riunione dei rappresentanti di tutti i Paesi del mondo, membri ONU, per l'annuale "conferenza sul clima". Come noto, il tema è di scottante e drammatica attualità: sul sito web "duegradi" e, in particolare, in questo articolo che riprende una nota dell'ONU, c'è di che leggere, preoccuparsi e... anche "arrabbiarsi" con i nostri politici, di ogni livello, sull'inerzia in fatto di azioni e interventi da mettere in campo per mitigare l'impatto antropico sul clima e adattarci ai cambiamenti climatici. Come sappiamo, per esperienze vissute anche sulla nostra pelle, i danni che stiamo subendo sono enormi e i costi salgono vertiginosamente ogni anno che passa. Purtroppo, dalle prime valutazioni che si leggono, i risultati della COP 27 sono stati deludenti: per un riassunto su quanto è stato fatto (o, meglio, su quanto non è stato fatto) nel vertice tenutosi in Egitto trovate qui un approfondimento (con riferimenti e link per saperne di più). Buona lettura! Condividiamo queste considerazioni del biologo Rossano Morici, esperto di climatologia. - - - Considerato il perdurare del caldo anche in questo mese di ottobre, con temperature superiori alla media stagionale, e con la persistenza di insetti molesti, ritengo quanto mai opportuno riferire il rapporto tra la salute umana e i mutamenti del clima. Nei giorni 3-5 dicembre 2019, prima della pandemia da Covid-19, l’Istituto Superiore di Sanità, tenne a Roma un Simposio Internazionale dal titolo quanto mai poco confortante: «Se il clima cambia, la salute peggiora» che fa il punto sui rischi che comportano i cambiamenti climatici sulla salute umana. La prestigiosa rivista Lancet ha affermato che il cambiamento ambientale colpisce i sistemi fisici e gli ecosistemi e che influenzerà la salute umana in molti modi. Gli scenari futuri prevedono un aumento della popolazione mondiale a 8 miliardi di persone entro il 2030, che potrebbe comportare gravi carenze di cibo, acqua ed energia e, di conseguenza, ci potrebbero essere forti ripercussioni sulla salute e sulla disponibilità di risorse. Un punto importante e interessante discusso nel simposio è quello di considerare l’Italia un «Laboratorio» per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici. Nei paesi mediterranei, Italia inclusa, i mutamenti del clima stanno causando un aumento degli eventi meteorologici estremi quali piogge di elevata intensità, con possibili allagamenti di zone costiere, ondate di calore con elevate temperature medie e massime, periodi più o meno lunghi di siccità, che nel periodo estivo possono favorire l’insorgenza di incendi del patrimonio boschivo e l’incremento di nuove specie dei vettori di malattie. In Italia entro il 2100, secondo le stime più recenti, aumenterebbero i giorni con ondate di calore, passando dai 75 giorni sino fino a 250 all’anno, secondo i due scenari estremi di più basse e più alte emissioni di gas serra. La penisola italiana può essere considerata quindi come «un vero e proprio laboratorio di ricerca» per valutare l’impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla salute della popolazione, per una serie di motivi quali: la posizione geografica, le caratteristiche orografiche e idrografiche, l’estrema variabilità meteorologica delle varie regioni, il diffuso stato di inquinamento, la vulnerabilità idro-geologica e sismica. Pertanto al fine di tutelare la salute della popolazione italiana, si rendono assolutamente necessarie azioni specifiche di prevenzione, politiche e strategie nazionali di mitigazione e di adattamento ai mutamenti climatici in atto. Il surriscaldamento locale e globale, causato dalle elevate concentrazioni dei gas serra in atmosfera, favorisce la diffusione delle malattie e di molti insetti vettori. In Europa, per esempio, si prevede l’aumento della diffusione della zanzara tigre e con essa le patologie che la puntura di questo insetto comporta. Studi recenti sugli effetti a medio termine hanno evidenziato un aumento dell’incidenza di malattie infettive nella popolazione correlato con il verificarsi di eventi estremi. Altro punto discusso riguarda: «La salute dei bambini è più a rischio di quella degli adulti». I bambini piccoli sono più vulnerabili rispetto ai cambiamenti del clima perché alcuni organi e apparati, come per esempio l’apparato respiratorio o il sistema di termoregolazione sono ancora in via di sviluppo e perché, in generale, è ancora in corso lo sviluppo fisico, mentale e cognitivo. Secondo l’OMS, nel mondo circa il 50% dei decessi in età pediatrica è causato da diarrea, malaria e infezioni delle basse vie respiratorie, tutti fattori di rischio associati ai cambiamenti del clima. In Italia uno studio che ha valutato gli effetti del caldo sui ricoveri ospedalieri in bambini residenti in 12 aree differenti ha evidenziato un significativo incremento del 12% nei ricoveri pediatrici per cause respiratorie, associate ad una variazione della temperatura giornaliera (pari in media a un incremento di circa 4ºC). Un altro importante argomento è «l’aumento delle malattie trasmesse dall’animale all’uomo». Le zoonosi ovvero le malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo, causate da batteri, virus, parassiti o prioni, sono una categoria di patologie fortemente influenzate dai cambiamenti climatici. Sebbene le conoscenze attuali non consentano di predire nella sua complessità l’impatto dei mutamenti climatici sulle zoonosi, per alcune di queste malattie le evidenze disponibili sono numerose e solide. È il caso delle zoonosi trasmesse da vettori invertebrati (zanzare, zecche, pulci e altri artropodi ematofagi). Il clima influenza il comportamento, il tasso di sopravvivenza e riproduzione dei vettori, influenzando a sua volta l’idoneità, la distribuzione e l’abbondanza degli habitat. Numerosi studi hanno dimostrato che i pattern di trasmissione di malattie quali le encefaliti da zecche, la febbre della Rift Valley, la malattia di Lyme, la malattia West Nile, sono fortemente influenzati dalle condizioni climatiche. Oltre alle zoonosi trasmesse da invertebrati, anche zoonosi a trasmissione diretta, quali le infezioni da hantavirus, veicolate all’uomo dal contatto con roditori selvatici, possono essere influenzate dai cambiamenti climatici. L’ultimo punto affrontato: «A rischio la sicurezza dell’acqua potabile e l’approvvigionamento idrico». Il mutamento del clima a livello globale, che incide in modo notevole sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpisce direttamente la salute umana. L’OMS indica la minaccia alla sicurezza degli approvvigionamenti idrici già oggi estesa a più di tre quarti della popolazione mondiale, e gli scenari sul clima dei prossimi decenni (proiezioni IPCC ad aumenti di temperatura di 1,5ºC o 2ºC) esacerbano il rischio. L’aumento delle temperature, le piogge che si manifestano con maggior frequenza e intensità, lo scioglimento dei ghiacci polari, in particolare quelli dell’Antartide, lo scioglimento dei ghiacciai delle catene montuose, le alterazioni della portata e del flusso dei corsi d’acqua, nonché dell’alimentazione dei corpi idrici sotterranei sono fonte di notevole preoccupazione per tutta la popolazione mondiale. In particolare, lo scioglimento dei ghiacciai alpini comporta criticità per la ricarica delle falde e l’inquinamento dei bacini. Rossano Morici Note bibliografiche Se il clima cambia, la salute peggiora, Simposio Health and climate change, Istituto Superiore di Sanità, Roma 3-5 dicembre 2019. Cristina Da Rold, Cambiamenti climatici e salute globale: cosa dicono i dati e la letteratura scientifica, consultabile al link: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/10/01/cambiamenti-climatici-salute-globale-cosa-dicono-dati/ Who UNFCCC Health and Climate Change Country Profile Project: Monitoring health impacts of climate change and progress in building climate resilient health systems. Consultabile al seguente link: https://www.who.int/teams/environment-climate-change-and-health/climate-change-and-health/country-support/building-climate-resilient-health-systems Shock Waves, Managing the Impacts of Climate Change on Poverty. Consultabile al sottostante link: https://openknowledge.worldbank.org/bitstream/handle/10986/22787/9781464806735.pdf Sabato 8 ottobre 2022 dalle 10 alle 12 l’IIS “Da Vinci” di Civitanova Marche, nell’ambito delle attività sostenute dal Ministero dell'Istruzione per la transizione ecologica nelle scuole e per un nuovo modello sociale inclusivo e sostenibile, organizza l’iniziativa divulgativa “Insieme per Cluana Urban Nature”, aperta sia alla comunità scolastica sia al pubblico generico. Si tratta di un evento, organizzato in collaborazione con l'associazione WWF O.A. Ancona-Macerata per la sesta edizione nazionale di "Urban Nature", che ha l’obiettivo principale di evidenziare il “valore” della natura in città e di rinnovare il modo di pensare e di pianificare gli spazi urbani, dando maggiore importanza alla biodiversità e alla mobilità sostenibile: basti pensare che, dai dati ad oggi disponibili, oltre il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e nei prossimi 30 anni si arriverà a toccare il 70%. Nelle città italiane, Civitanova Marche compresa, il verde attrezzato per attività sportive, ricreative e naturalistiche rappresenta una percentuale molto bassa (in media tra il 10 e il 15% del cosiddetto “verde urbano”), un gap che va colmato attraverso una maggiore consapevolezza sull’importanza della natura urbana e sulla necessità di realizzare interventi di riqualificazione ambientale delle nostre città, azioni fondamentali, assieme ad altre, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e adattarci ad eventi meteorologici estremi che ci stanno colpendo con una frequenza sempre maggiore. Per l'occasione la nostra scuola ospiterà esperti che tratteranno brevemente di strade scolastiche e mobilità dolce (arch. Fabio Vallarola - FIAB) e di qualità della vita e verde urbano (dr. Marco Cervellini - Unicam). Nel corso della mattinata saranno presentati, in anteprima, dei lavori a tema naturalistico/artistico realizzati dagli studenti del “Da Vinci”, sotto l'attento sguardo dei docenti Ricci e Catalini, per la tabellazione di un piccolo percorso alla scoperta della biodiversità del giardino della scuola. L'evento terminerà, poi, proprio nel giardino-cortile del "Da Vinci", dove verranno messe a dimora una decina di piantine autoctone, proseguendo così con le attività progettuali di "Cluana Urban Nature". Un piccolo rinfresco finale saluterà i partecipanti, rinnovando l'invito ad essere sempre attivi e propositivi per la tutela dell'ambiente che ci circonda. Per partecipare all'iniziativa di sabato 8 ottobre è necessario iscriversi compilando lo specifico modulo di adesione . Qui potete trovare la locandina dell'iniziativa con il programma completo. Studiare il DNA "antico" per risalire alle origini della nostra specie e... ancora più indietro, per capire le parentele con gli altri ominidi, comprendere i processi evolutivi e acquisire nuove conoscenze utili per svelare i misteri della genetica. Anzi, della "paleogenetica"! L'ambito premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia, edizione 2022, è stato assegnato al biologo genetista svedese Svante Paabo, 67 anni, proprio per avere aperto un nuovo campo di ricerca: la paleogenomica. Nato il 20 aprile 1955 a Stoccolma, Paabo può essere considerato una sorta di "archeologo" del DNA. Nel 1999 ha fondato l'Istituto Max Planck per l'Antropologia evoluzionistica a Lipsia, dove lavora attualmente; fa parte di accademie prestigiose, come la Royal Society, l'Accademia Nazionale della Scienze degli Stati Uniti, l'Accademie delle Scienze francese. quella Leopoldina e la nostra Accademia Nazionale dei Lincei. Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi i riconoscimenti internazionali, fra i quali la medaglia Max Delbrück, la medaglia Theodor Bücher (Febs), il premio Louis-Jeantet (Ginevra), e il Japan Prize (Tokyo). Un'altra tragedia, purtroppo, si è abbattuta sul territorio sempre più fragile - sia dal punto di vista socioeconomico che ambientale - della nostra pur bellissima regione!!! Non ci sono parole che possono alleviare l'enorme dolore di chi ha perso un familiare, un amico, la propria abitazione... Che cosa è successo ? Tra la tarda serata e le prime ore della notte fra il 15 e il 16 settembre 2022 le province di Ancona e Pesaro-Urbino sono state interessate da una struttura temporalesca definita “autorigenerante”. Si tratta di un fenomeno temporalesco che si auto-alimenta grazie allo scontro tra masse d’aria con caratteristiche differenti: una caldo-umida, ricca di vapore acqueo, l’altra più fresca e secca, la cui convergenza mantiene attiva la corrente ascendente, ovvero il moto di convezione. Lo scontro ha determinato precipitazioni di notevole intensità (si parla in questi casi di nubifragio), con una durata di 4 - 6 ore e con conseguenze devastanti per il territorio. L’evento ha interessato in particolare i bacini dei fiumi Misa (circa 350 km2), Esino (circa 1000 km2), Cesano (circa 400 km2) e Musone (circa 640 km2). I temporali autorigeneranti hanno già colpito l'Italia: Genova (2011 e 2014), Cinque Terre (2011), poi Livorno (2017) e la Val Bormida (2021), tutti eventi che hanno lasciato vittime e danni enormi. Si potevano prevedere l'evento estremo e il suo impatto disastroso? Chi si occupa di climatologia e meteorologia sa che questi eventi sono molto difficili da prevedere su scala locale. Come sottolineato anche da diversi ricercatori, la predicibilità di questi eventi, cioè prevedere con esattezza struttura ed intensità con anticipo, è ancora molto bassa. Inoltre, i modelli idrologici che utilizzano le previsioni quantitative di precipitazione non evidenziavano particolari criticità idrauliche. In nessun fiume della regione Marche erano previsti valori di portata elevati, tanto meno superamenti delle soglie di allerta. I quantitativi di precipitazione previsti erano di intensità ridotte e arrivando da un periodo particolarmente caldo e asciutto, i suoli erano in condizioni molto secche. Ma... il cambiamento climatico ha a che fare con questi eventi? Il verificarsi di eventi meteorologici improvvisi ed estremi è strettamente legato ai cambiamenti climatici in corso, di cui abbiamo visto le conseguenze in questi giorni e nelle scorse settimane sia nella mancanza d’acqua sia nella sua eccessiva abbondanza e violenza, nelle Marche come altrove (in Val di Fassa, nell'isola di Stromboli, in Irpinia, in Toscana...): si tratta di eventi che hanno aumentato di molto la frequenza rispetto al passato e che ribadiscono la necessità di mettere in atto interventi di mitigazione e di adattamento. Cosa fare, dunque? In tutta onestà occorre dire che chi amministra il territorio - ad ogni livello - non ha ascoltato gli appelli e gli allarmi lanciati, oramai da qualche decennio, da chi si occupa di analizzare il clima e difendere l'ambiente. Mitigazione e adattamento, si diceva. E, in effetti, bisogna mitigare l'impatto sul clima, ad esempio riducendo le emissioni di gas-serra sia con interventi strutturali su grande scala, sia acquisendo comportamenti virtuosi che possiamo mettere in atto nel nostro piccolo. Occorre anche mitigare il rischio legato ad eventi meteorologici estremi: tra gli interventi da fare a livello regionale sui nostri fiumi ve ne sono alcuni molto importanti (a margine di questa nota ve ne riportiamo uno). Bisogna anche adattarsi alle situazioni come quella vissuta qualche giorno fa a Senigallia, Cantiano, Barbara e in altri centri delle Marche: serve più informazione su cosa fare e come comportarsi in caso di eventi pericolosi (conoscete la campagna "Io non rischio?"), servono infrastrutture idonee a sopportare questa crisi ecologica in atto (ad esempio: riprogettare le reti fognarie, aggiornare i piani di protezione civile, rivedere le perimetrazioni del Piano di Assetto Idrogeologico, ampliare gli organici tecnici a servizio delle amministrazioni che si occupano di gestire il territorio ...). Insomma, c'è la necessità di essere "preparati bene" al peggio! A proposito: sapevate che il piano di protezione civile del Comune di Civitanova Marche, dove si analizzano i rischi e si valutano le strategie per ridurli e si danno indicazioni ai cittadini su cosa fare in caso di pericolo... è scaduto da diversi anni e non si sa ancora quando, come e se verrà aggiornato? Ne riparleremo presto! Focus - Interventi di mitigazione del rischio di alluvione nei nostri fiumi Come noto i corsi d'acqua sono per loro natura in continua evoluzione, modificando il loro percorso, specialmente in prossimità dei tratti meandriformi. Ora, se li consideriamo solo per l'alveo attivo (dove li "costringiamo" a farli scorrere, o vorremmo illuderci di farlo), sbagliamo alla grande. E continueremo a sbagliare se non si cambia paradigma: ai corsi d'acqua con regime idrologico assai variabile (proprio come quelli marchigiani, che presentano bacini idrografici peculiari) occorre riservare adeguate aree di laminazione, soprattutto a monte di aree urbane (centri abitati, zone industriali) ed infrastrutture (come i ponti). Perché è lì che, in condizioni di piena, il fiume trova restringimenti e ostacoli al suo deflusso e andrà a sfogare la sua "energia cinetica", con tutto il corredo di materiali che si trova a trasportare a valle (fango, sassi, tronchi e ramaglie). Recuperando queste aree, a monte degli insediamenti più a rischio, si riescono a smaltire una parte delle ondate di piena e a mitigare i danni. Queste azioni, realizzate - come si diceva - su scala di bacino e a livello almeno regionale, assieme ad altri interventi (come la riattivazione/manutenzione del reticolo idrografico minore, la regimentazione delle acque di sgrondo dei campi coltivati, la riforestazione di versanti acclivi e di impluvi, la delocalizzazione di edifici in zone a rischio, ecc.) si potevano fare già da molto tempo. Si tratta di interventi "risolutivi"? Assolutamente no. Ma aiutano a mitigare gli effetti a valle: del resto 1 è pur sempre maggiore di 0, o no?. Si tratta anche di interventi "scomodi" politicamente, ma è meglio avere un campo allagato a monte (temporaneamente) che vittime da piangere a valle. Dunque... cosa aspettiamo a muoverci? Sono veramente tanti gli eventi che hanno caratterizzato, sotto il punto di vista ambientale ed ecologico, l'estate del 2022. La siccità (con relative ondate di calore da record), gli incendi, i rovesci d'acqua con relativi "flash-flood", i fenomeni associati ai "downburst" (come quello che ha colpito diverse zone del Piemonte a luglio), la fusione dei ghiacciai (con il tragico evento accaduto sul ghiacciaio della Marmolada).... Insomma, ce ne sono di notizie sui cui riflettere e di azioni da intraprendere. Qui vi riportiamo un approfondimento tratto dal comunicato stampa del CIRF, il Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (composto da geologi, biologi, agronomi, ingegneri ed altre figure professionali che si occupano di gestione dell'ambiente legato alle acque dolci): "La grave crisi idrica in corso è senza dubbio da inquadrare nella epocale crisi climatica ed ecologica in atto e come tale va approcciata in modo strutturale, affrontando le cause e non correndo dietro ai sintomi..." "...siamo possibilisti su piccoli invasi collinari volti alla raccolta dei deflussi superficiali, per quanto pure questi non siano esenti da criticità. Non si possono proporre nuove dighe senza considerare il loro fortissimo impatto sui sistemi idrografici; attualmente gli sbarramenti sono: - il fattore di pressione più significativo in almeno il 30% dei corpi idrici europei; - causa del mancato raggiungimento del buono stato ecologico in almeno il 20% dei corpi idrici europei. Più nello specifico le dighe (insieme alle escavazioni in alveo) hanno determinato un cronico deficit di sedimenti su estese porzioni del reticolo idrografico italiano, con incisione degli alvei ed erosione costiera, che hanno determinato danni a ponti e opere di difesa...". - - - #CIRF #ambiente #fiumi #laghi #acqua #problemicomplessi #soluzionicomplesse #biodiversità #crisiclimatica #crisiidrica #strategie #politica #gestione #territorio #sostenibilità #adattamento #PNRR |