No, non dobbiamo aver paura dei pipistrelli!
Le specie (italiane e non) non succhiano il sangue, stile vampiri; non si attaccano ai capelli; e non portano sfortuna! Ma la domanda che ci poniamo oggi è: dobbiamo considerare i pipistrelli come "spacciatori" di virus? No! Ce lo spiega il dr. Danilo Russo, zoologo, tra i maggiori esperti di chirotteri a livello nazionale ed internazionale!
0 Comments
Da gennaio 2017 il nostro Istituto ha una piccola, bellissima stazione meteorologica: si tratta di una Davis Vantage Vue, alimentata da un micro-pannello fotovoltaico e collegata via radio alla consolle che registra i dati nel computer del laboratorio di Scienze naturali.
Qui potete trovare il sito web che, temporaneamente (in attesa del lavoro finale dei nostri alunni dell'indirizzo "Scienze applicate"), ospita in tempo reale i dati della stazione. Abbiamo già realizzato diversi "report meteorologici": qui, ad esempio, potete leggere quello relativo al 2019. Finalmente qui nelle Marche una "bella" giornata di pioggia (nevischio attorno ai 500-700 metri e e neve al di sopra degli 800-1000 metri) come non la si vedeva da tanti, troppi mesi! Siamo ancora molto, molto al di sotto dei valori medi di precipitazione (mensile, annuale, ...) ma questa perturbazione "promette" bene! Solo nella giornata odierna, il dato parziale della stazione meteorologica dell'IIS Da Vinci ha registrato 23 mm di pioggia (considerate che da inizio anno abbiamo un accumulo di appena 73 mm...). Unico, grande problema: possibili (e ripetute) gelate in zona alto-collinare e montana nei prossimi giorni. Il 28 marzo torna l'appuntamento con l'iniziativa "Earth Hour", promossa dal WWF, cui possiamo aderire tutti noi mettendo in atto un'azione simbolica ma comunque importante.
Durante l'intera giornata, ma in particolare dalle 20:30 alle 21:30, si svolgeranno diverse iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica e sul riscaldamento globale: il culmine ci sarà, appunto, attorno alle 20:30 quando lo spegnimento per un’ora dei principali monumenti nel mondo segnerà anche questa edizione. Anche noi possiamo partecipare un gesto semplice e concreto: spegnere le luci della nostra abitazione per un’ora, riflettendo su quanto possiamo fare tutti i giorni per il nostro Pianeta. Earth Hour 2020 arriva in un momento particolare, fortissimamente caratterizzato dall’emergenza "coronavirus" che impone a tutti i cittadini italiani e a quelli di moltissimi altri Paesi misure di sicurezza straordinarie. Anche per questo l'iniziativa assume una veste più "intima", per ricaricare le batterie e tornare più forti di prima a chiedere interventi e azioni per contrastare i cambiamenti climatici e per la tutela degli ecosistemi terrestri e marini! #EarthHour #WWF #UnOraPerItalia No,
Il virus di cui si parla nel servizio del Tg Leonardo del 2015 non ha nulla a che fare con il nuovo coronavirus!; E, ancora no. Non è una prova che l’attuale responsabile della patologia "Covid-19" sia nato in laboratorio. Il servizio fa riferimento a questo articolo scientifico del 2015, pubblicato su Nature Medicine : si tratta di una ricerca in cui studiosi americani, cinesi e svizzeri creano un virus chimerico con le normali tecniche biotecnologiche a disposizione della scienza oramai da un ventennio. Hanno costruito questo virus inserendo una proteina "spike" (quelle che si trovano sulla superficie del rivestimento virale e che funzionando come chiavi per entrare nelle cellule da infettare) di un coronavirus patogeno di un pipistrello, nell'ossatura del virus SARS-CoV coltivato in topolini. Per quale motivo? Questo "nuovo" virus è un modello utile per testare l'infettività e la capacità di replicarsi, anche se mutato, in cellule polmonari. Cosa che i ricercatori hanno osservato e documentato, paventando il rischio che - qualora queste mutazioni dovessero avvenire in natura - virus del tipo di SARS-CoV potrebbero riemergere ed essere più contagiosi e pericolosi per l'uomo. Tutto qui! Niente complotti american-svizzero-cinesi. Trovate ulteriori informazioni utili in questo articolo pubblicato su "open". Il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell'acqua; una risorsa preziosa e fondamentale, non rinnovabile e - purtroppo - sotto attacco (per inquinamento, sprechi, siccità).
Il sito web dell'ONU dedicato al tema dell'acqua. Questo articolo di Repubblica mette bene in evidenza le "criticità" attuali. #WaterDay #WorldWaterDay #sealevelrise #saveouroceans #actnow #cleanuptheworld #OceanDecade #Colfiorito #palude Prendersi cura di sé stessi è importante per star bene e per mantenersi in uno stato di benessere psico-fisico ottimale. In una situazione così difficile come questa, poi, è ancora più importante seguire alcuni consigli per non “perdersi”.
OK, vi anticipiamo quella specie di borbottio di risposta: lo sappiamo che questi consigli potranno sembrarvi solo “…belle parole…”, e che “…un conto è dirlo, altra cosa è farlo…”. Ma sappiamo anche che per superare questo periodo veramente cupo dobbiamo mettere in campo il meglio di noi stessi. Del resto, cosa ci guadagniamo con l’essere apatici e negativi? Migliora la situazione se giriamo in casa come nevrotici zombie? Bene, allora... eccovi i 10 "consigli utili" per cercare di preservare salute fisica e mentale! (a cura degli insegnanti e delle insegnanti del Dipartimento di Scienze naturali dell'IIS "Da Vinci" di Civitanova Marche) Pubblicare sulla rivista scientifica "Nature" per un ricercatore del settore bio-scientifico significa aver qualcosa di serio da raccontare. E, soprattutto, significa mettersi in gioco e condividere il lavoro con una comunità di esperti che - prima di pubblicare o rifiutare la ricerca proposta - valuta, critica e segnala inesattezze o correzioni da apportare: è quella che viene chiamata "peer-review", una garanzia che quello che viene pubblicato contribuisce alla crescita della cultura scientifica e pone le basi per ulteriori ricerche ed approfondimento.
Tanto per dirne una, un certo James Watson e un tale Francis Crick pubblicarono la scoperta che rivoluzionò la biologia molecolare proprio su Nature oramai quasi 70 anni fa (correva il 25 aprile del 1953 e l'articolo era intitolato " “A Structure for Deoxyribose Nucleic Acid”) . Bene: è del 17 marzo 2020 la pubblicazione su Nature di un articolo a firma di Kristian G. Andersen, Andrew Rambaut, W. Ian Lipkin, Edward C. Holmes e Robert F. Garry Uno studio smentisce le ipotesi complottiste sull’origine di SARS-CoV2 In qualche modo tutti l’abbiamo sentito dire. Il virus responsabile della pandemia cui stiamo assistendo sarebbe stato generato in laboratorio e poi rilasciato all’esterno. Volontariamente, per errore, come parte di una guerra geopolitica a bassa intensità o per puro sadismo. Le ipotesi di complotto che circolano sull’origine di questo virus sono molteplici. Per quanto folkloristiche o assurde possano sembrare queste ipotesi, bisogna cogliere cosa c’è al di là di esse. Sicuramente una grande sfiducia nelle istituzioni scientifiche a cui si aggiungono profonde questioni di carattere etico, ampiamente dibattute anche all’interno della comunità scientifica stessa. Lo sviluppo delle tecnologie genetichee la possibilità di modificare quello che viene ritenuto il “codice base” della vita, sono elementi che hanno provocato un forte impatto sulla società. Il timore che simili tecnologie possano sfuggirci di mano e che un loro utilizzo sbagliato possa comportare catastrofi per l’umanità è piuttosto diffuso nell’immaginario sociale. E non va banalizzato. È invece utile tentare quanto più possibile di spiegare i fenomeni ed aiutare a comprenderli, più che liquidare le questioni sbrigativamente chiedendo semplicemente di “credere agli esperti”. Per questo oggi parliamo di una recentissima ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature” da un gruppo di ricercatori statunitensi, inglesi ed australiani. La ricerca, dal titolo “The proximal origin of SARS-CoV2” si pone esattamente lo scopo di spiegare perché sia da escludere che questo virus sia frutto di manipolazioni di laboratorio. Nello studio, i ricercatori si sono concentrati sulla struttura della proteina “spike” che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane. Hanno ricostruito la storia evolutiva che ha portato questa proteina a riconoscere le nostre cellule, tentando di indicare le ragioni per cui la storia di questa proteina sia assolutamente “naturale”, più che “artificiale”. A supporto di questa ipotesi, i ricercatori portano diversi dati. Anzitutto, la struttura di spike di SARS-CoV2 risulta molto diversa da quelle predette in analisi strutturali precedenti. Quindi, è più probabile che sia il frutto di una evoluzione naturale piuttosto che di una manipolazione artificiale. Basti pensare che ben 5 su 6 degli amminoacidi (i componenti elementari delle proteine) presenti su spike differiscano del tutto da quelli di SARS-CoV, il virus responsabile delle epidemie del 2002-2003 e che ragionevolmente verrebbe usato come “base” su cui costruire un virus artificiale simile. Inoltre, il legame di spike alle cellule umane appare addirittura meno efficiente di quello del ceppo di SARS-CoV, e questo ne potrebbe in parte spiegare il minor tasso di mortalità. Insomma, sembra molto strano che un ricercatore nel tentativo di creare un virus per danneggiare gli esseri umani, non si accorga di aver addirittura reso meno efficace il legame della proteina-chiave. Inoltre un particolare sito presente sulla proteina spike di SARS-CoV2 appare del tutto inedito, se confrontato ad altri beta coronavirus di tipo 2 come SARS-CoV. E risulta piuttosto difficile che questo particolare sito sia acquisibile in laboratorio, perché la sua evoluzione richiede nella maggior parte dei casi noti la presenza di un organismo complesso e dotato d’un sistema immunitario. Cosa di cui le colture cellulari di laboratorio sono prive. Insomma, una serie d’indizi portano a concludere che questo virus non derivi da nessuno dei beta-coronavirus attualmente noti. Manca quel che tecnicamente si definisce “backbone”, un “virus progenitore” noto, da modificare geneticamente per implementarne la pericolosità. Quel che sembra più ragionevole è ritenere che questo virus provenga dagli animali. Nello specifico, i pipistrelli hanno sequenze genetiche molto simili a questo virus. E i virus dei pangolini sono dotati di una proteina spike piuttosto simile a quella di SARS-CoV2. Indizi che fanno ritenere ai ricercatori che il nostro virus si sarebbe generato per selezione naturale a partire da un virus molto simile ma a noi attualmente sconosciuto, da ricercare appunto negli animali. Insomma, senza andare a ricercare spiegazioni contorte e arzigogolate, tendenzialmente la risposta più parsimoniosa è quella più corretta. Pare proprio che SARS-CoV2 si sia evoluto a partire da un altro coronavirus presente negli animali per poi passare all’uomo. Come già avvenuto del resto per 6 coronavirus già noti per aver infettato l’uomo e per circa 2/3 di tutti i patogeni umani attualmente noti. Autore: Silvio Paone, dottore di ricerca in Malattie Infettive, Microbiologia e Sanità Pubblica ed editor della pagina In figura: Confronto tra le sequenze di amminoacidi nel sito di legame alle cellule umane della proteina spike per diversi coronavirus presenti in diverse specie. Evidenziati in azzurro gli amminoacidi in comune. Fonte: Andersen et al; The proximal origin of SARS-CoV2. Nature Medicine, 2020 L'invisibile (o quasi) lavoro dei biologi ai tempi del #coronavirus: come si analizzano i tamponi?3/18/2020 Tra le varie figure impegnate, giorno e notte, in questa emergenza #coronavirus, non dimentichiamo il lavoro - spesso invisibile - dei biologi nei laboratori di riferimento per le analisi dei "tamponi".
Competenza, concentrazione, precisione e (tanta) passione! Qui trovate un bel servizio (video e intervista) realizzato da SKY TG 24 nel laboratorio di riferimento di Torino (Ospedale Amededo di Savoia). #biologo #biologia #biologiamolecolare #PCR #RNA #Covid19 Si stanno susseguendo analisi più o meno accurate che mettono in evidenza come l’emergenza sanitaria legata al #coronavirus, che sta sconvolgendo vite e affetti di noi tutti, sia anche la conseguenza dell'impatto antropico sugli ecosistemi. E come, attraverso la tutela della natura, si possa anche proteggere la salute umana.
Questo articolo, pubblicato sul portale "Italia che cambia", è da leggere fino in fondo. Alcuni ricercatori italiani hanno sottolineato, in una comunicazione scientifica che vi riportiamo qui, (è un documento in formato .pdf) la correlazione tra l'inquinamento atmosferico (particolato vario, nello specifico polveri sottili PM10 e PM2,5) e la diffusione del nuovo coronavirus (con conseguenti ricoveri e decessi).
Le polveri veicolano il virus e ne facilitano la diffusione nelle aree più inquinate: in questo articolo divulgativo viene riassunto il position paper dei ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale e delle Università di Bari e di Bologna. Insomma: in attesa delle conferme di laboratorio per verificare lo "spostamento effettivo" del virus adeso alle polveri e la "resistenza" (in termini di virulenza, e quindi di capacità infettiva) nelle diverse condizioni ambientali di temperatura e umidità, questo studio dovrebbe rappresentare una spinta - forse - decisiva per la riduzione degli inquinanti. O no? Un approfondimento sul particolato (polveri sottili). |