Da qualche anno a questa parte nei dintorni dell'IIS Da Vinci di Civitanova Marche hanno iniziato a far capolino, con sortite fin dentro al giardino, animali relativamente confidenti e fotogenici: le nutrie (Myocastor coypus). In effetti il giardino della scuola dista, in linea, d'aria, circa 1,5 km dalla foce del fiume Chienti, zona da cui verosimilmente proviene anche la colonia di nutrie più "urbana". Quando questo simpatico roditore ha iniziato a frequentare anche il giardino della scuola, nella primavera del 2018, il Dipartimento di Scienze naturali aveva stilato questa nota (tutt'ora valida) per informare in modo semplice ma diretto sia gli studenti che il personale scolastico, in modo da evitare notizie fasulle e paure ingiustificate e, nel contempo, assumere un comportamento corretto nei confronti di quello che resta comunque un animale selvatico. La colonia di nutrie della zona sud di Civitanova Marche ha continuato, di tanto in tanto, a fare notizia sulla stampa locale: da articoli con toni forse troppo allarmistici, a pezzi di tutt'altra natura e contenuti. Nel frattempo questo placido roditore continua a zampettare anche nel giardino del "Da Vinci", facendosi fotografare dagli studenti più curiosi.
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Quanto e cosa c'è di vero circa le notizie di lupi avvistati tra le campagne di Civitanova Alta, Morrovalle e Montelupone? Negli ultimi mesi sono stati sempre più frequenti gli avvistamenti di presunti lupi in diverse località basso-collinari e costiere delle Marche. La maggior parte di queste segnalazioni, che hanno avuto una forte eco sui mass-media locali (carta stampata, testate on-line e social-media), non è documentata con foto, video o reperti valutabili in modo oggettivo, per cui non è possibile dire con ragionevole certezza se fossero lupi o no. C'è anche da dire che la "moda" del cane lupo cecoslovacco, razza canina dalla morfologia simile al lupo, ha certamente contribuito ad aumentare il numero di segnalazioni. Dunque, si tratta veramente di lupi? Da una decina di anni a questa parte la popolazione marchigiana di lupo appenninico (Canis lupus italicus) sembra essere in aumento e in espansione naturale, dopo un lungo periodo di declino che ha toccato il momento peggiore tra la fine degli anni '70 - quando questo meraviglioso animale era erroneamente considerato "nocivo" e poteva essere ucciso con ogni mezzo - e l'inizio degli anni '80 del secolo scorso, tanto che nelle Marche poteva essere considerato quasi del tutto scomparso. Le normative di tutela, nazionali e comunitarie, l'aumento delle prede abituali (cinghiale e capriolo in primis) e un lento ma progressivo spopolamento delle aree montane e pedemontane, sono fattori che hanno certamente contribuito al graduale ritorno di questo predatore nei territori elettivi dell'Appennino. Predatore che - è il caso di sottolinearlo - non è mai stato oggetto di progetti di allevamento e successiva immissione, come spesso si sente dire nell'ambito di vere e proprie leggende metropolitane prive di fondamento; può invece accadere che alcuni esemplari, rinvenuti feriti, dopo le cure veterinarie del caso vengano rilasciati nel territorio di provenienza, ma nulla di più. Le presenza di alcuni individui erratici, forse 2-3 animali alla ricerca di nuovi territori, anche nel basso maceratese è molto probabile; più difficile, anche se non impossibile, che questi esemplari possano "decidere" di restare in zona, visti i fattori "limitanti" legati al territorio fortemente antropizzato (in primis la fitta rete di infrastrutture viarie, le zone urbanizzate, l'assenza di boschi, ecc.). Abbiamo visto anche in questi mesi che la riconquista di alcuni territori, che da decine di anni non avevano più memoria della presenza del lupo, e l'espansione in zone "nuove" è andata di pari passo con un'atavica quanto ingiustificata paura che questo animale suscita, vuoi anche per la cattiva (e fasulla) nomea di feroce animale mangia-tutto (animali da allevamento e persino uomini) che questo schivo canide si trascina dietro da secoli, portandolo nel nostro Paese sull'orlo dell'estinzione. Gli articoli che abbiamo letto anche nelle cronache locali difficilmente dipingono il lupo per l'animale che è (magari anche grazie all'aiuto di uno zoologo), ma ne tratteggiano in modo esasperato caratteristiche da "belva crudele" con toni enfatici e allarmistici. In questi casi serve, invece, un'informazione corretta, basata su dati oggettivi e su ricerche scientifiche: il lupo non è un animale aggressivo nei confronti dell’uomo (gli ultimi casi di attacco documentati risalgono a quasi due secoli fa, e si trattava di situazioni molto particolari), anzi, cerca di evitare i possibili incontri ravvicinati dato che gli esseri umani rappresentano una seria minaccia. Come per tutti gli altri animali selvatici che possiamo incontrare nel corso di una passeggiata, anche nel raro caso in cui dovessimo trovarci a tu per tu con il lupo non resta che comportarci con le basilari regole di prudenza. La principale causa di conflitto uomo-lupo è certamente legata alle predazioni nei confronti del bestiame e (molto più raramente) anche di cani padronali, specialmente laddove l'uomo ha perso la buona e sana abitudine di custodire come si deve armenti e greggi. Questo è un problema reale e che va affrontato: oltre alle precauzioni da adottare per proteggere i propri animali, con l’utilizzo di cani da guardiania, l’installazione di recinzioni e il ricorso a ricoveri notturni adeguati, è necessario che le istituzioni sostengano gli allevatori in modo diretto, ad esempio con il finanziamento delle misure di protezione e con congrui e tempestivi rimborsi in caso di attacco. Quando un predatore non trova più quella facilità di accesso ad una risorsa alimentare disponibile (la capretta o il cavallo lasciati liberi di scorrazzare nei prati, ad esempio), si sposta altrove (ovvero verso le prede naturali), abbandonando le zone protette da recinti e cani da guardiania. Il lupo, dunque, fa parte dell’ambiente naturale e costituisce un anello fondamentale della rete trofica e delle dinamiche ecosistemiche: pensare in modo semplicistico di "eliminarlo" - come da alcune retrive parti del mondo politico, e non solo, viene auspicato - non è una soluzione, anzi, si trasformerebbe in un tremendo boomerang ecologico anche per chi vive di agricoltura e pastorizia perché, come ben sappiamo, il lupo in un ecosistema in equilibrio regola le popolazioni di ungulati selvatici il cui sovrannumero causa danni alla vegetazione e alle colture. Non resta che (re)imparare a convivere con il lupo, la cui presenza arricchisce l’ambiente, e le nostre vite. (articolo a cura del prof. David Fiacchini - Biologo) |